Le persone stanno creando cloni digitali con l’ia per farli lavorare al posto loro

Le persone stanno creando cloni digitali con l’ia per farli lavorare al posto loro

I cloni digitali per sostituire il lavoro umano non sono più fantascienza, la tecnologia infatti sta sempre più investendo nei cloni digitali, creando copie artificiali che possono parlare, pensare e muoversi come noi. Alcuni individui, come Deepak Chopra, scrittore e medico indiano, hanno già adottato questa tecnologia per far lavorare i loro cloni digitali al posto loro, rispondendo a chiamate Zoom, email e fornendo consigli ai follower.

In vari settori, dai coach ai guru, dalle modelle agli influencer, si stanno sperimentando i cloni digitali. In Cina, ad esempio, le aziende di e-commerce li stanno utilizzando per creare contenuti ininterrottamente, 24 ore su 24, 7 giorni su 7.

Il settore della creazione di cloni digitali vede già diverse aziende impegnate, offrendo servizi gratuiti e a pagamento. I prezzi variano a seconda del livello di personalizzazione desiderato: Delphi, per esempio, offre tariffe mensili che vanno da 30 euro a quasi 400 euro. Silicon Intelligence, con sede a Nanchino, può generare un clone AI base per circa 48 dollari.

Per creare un clone digitale, è necessario fornire un documento e una fotografia. Tuttavia, per evitare furti di identità, non sarà possibile creare cloni senza il consenso dell’utente. L’obiettivo è che gli utenti possano risparmiare tempo, con il loro clone digitale che si occupa di parte del lavoro, interagendo con dipendenti e clienti.

Tuttavia, secondo Clare Walsh, direttrice della formazione presso l’Institute of Analytics, l’esperienza umana è vasta e le macchine non sempre possono essere affidabili. Esistono rischi di “allucinazioni dell’intelligenza artificiale”, quando l’IA genera informazioni non corrispondenti alla realtà o non coerenti con gli input forniti.

La sicurezza dei dati è un’altra preoccupazione. La creazione di cloni digitali richiede grandi quantità di dati personali per addestrare gli algoritmi di deep learning, e questo espone le piattaforme al rischio di essere hackerate e di consentire l’accesso a informazioni sensibili da parte di truffatori.

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